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Viticuso e la sua storia

Il Millennio

Nel 2003 Viticuso è stato in festa perché celebrava i suoi mille anni di storia.

E’ stato anche il momento adatto per riscoprire con racconti, documenti, fotografie il momento felice del suo popolamento. Mille anni sono tanti per noi piccoli mortali, ma sono niente sulla strada della storia. Viticuso è un paese a 845 m. sul livello del mare, nato e voluto dai cenobiti di Montecassino, prima a baluardo dei loro territori quale sentinella terriera e poi centro agricolo nel medioevo di lotte.

Ripercorriamo brevemente la storia della sua nascita.

Nel 529 Benedetto da Norcia da Subiaco dove conduceva vita monastica, si trasferisce, con alcuni seguaci, su monti di Casinum (odierna Cassino). Aveva ricevuto in dono dai nobili romani e cassinesi , grati per essere stato precettore dei loro figli, l’altura e terreni circostanti. Qui, già, esisteva un tempio dedicato ad Apollo e l’acropoli, punto strategico di avvistamento voluto dai Romani. Allora l’Italia era in mano agli Ostrogoti di Teodorico che aveva ucciso Odoacre, per opera del quale era caduto l’impero romano d’occidente. Costantinopoli stessa aveva favorito l’invasione di Teodorico.

Una volta conquistata l’Italia gli Ostrogoti lasciano alla vecchia nobiltà romana tutta la parte amministrativa oltre la maggior parte dei possedimenti. Rimane al Re il comando militare: cosa importante e vitale per i barbari. Gli Ostrogoti, al contrario di altri popoli, vogliono mantenere intatte le loro origini, gli usi i costumi: non si mescoleranno con la popolazione locale, ma grazie all’educazione ricevuta alla corte di Costantinopoli , Teodorico si attornia di uomini valenti come Cassiodoro e permette alla nobiltà romana di mantenere i propri privilegi e parte dei loro immensi possedimenti: ecco come si spiega la donazione a San Benedetto.

Un nuovo avvenimento importante, per la nascita del borgo, inizia nell’anno 568.

Questo è l’anno in cui i Longobardi, sotto la spinta degli Avari, dalla Pannonia entrano in Italia con a capo il re Alboino. Questo popolo sconfigge con facilità i bizantini che sono troppo deboli per resistere in campo aperto. In pochi anni i Longobardi si impadroniscono dell’Italia settentrionale che proprio da loro prende nome Longobardia oggi Lombardia, della Tuscia (Toscana) mentre altri "eserciti" si spingono verso il sud, poverissimo e spopolato (guerre, pestilenze), dando origine al ducato di Spoleto e al ducato di Benevento.

Ed è proprio il ducato di Benevento che con Montecassino contribuisce involontariamente alla nascita di Viticuso. Zottone occupa (570) Benevento e fonda il più celebre ducato longobardo. È lo stesso Zottone che distrugge l’abbazia di Montecassino nel 577. Sorprendendo i religiosi di notte saccheggia e scaccia l’abate Bonito e i suoi monaci i quali fuggono a Roma. Qui papa Pelagio li prende sotto la sua protezione. I Longobardi di Benevento si arricchiscono, diventano i nuovi aristocratici per la vastità del territorio e per i lauti bottini. Conscio della sua potenza Zottone non divide il suo ducato in contee come era in uso nel Nord, ma in gastaldie. Il gastaldo governa, non per il Re, come al Nord, ma per il duca, una o più città insieme. Il suo compenso è un podere. Non ci sono conti nel ducato Beneventano (ad eccezione di Trasamondo e Fittola) e i gastaldi sono semplici impiegati che possono essere mandati via dal duca in ogni momento.

I Gastaldi del ducato beneventano sono dunque ufficiali del Duca, da lui nominati e dipendenti.

Nella nostra storia è importante conoscere queste nuove mansioni in quanto, nella minuziosa suddivisione dei distretti amministrativi intorno ad una grande città, si può capire meglio il turbinio delle vicende che portano alla colonizzazione di Viticuso. Questi distretti si chiamano iudicariae o actus e più tardi gastaldati. Morto Zottone, dopo 20 anni di governo, sul ducato di Benevento viene eletto Arechis del Friuli che nel 595 occupa Venafro. Il clero impaurito fugge a Napoli, roccaforte papale, dove trova, grazie a Gregorio Magno, cibo, assistenza e denaro.

Dopo la conquista di Venafro Arechis rivolge lo sguardo alla Campania, specie lungo le coste facendo molti prigionieri. Poi si spinge nel Bruzio (odierna Calabria) e occupa alcune città costiere e poi Cosenza e Cotrone (oggi Crotone). Venafro è importante nella nostra storia alla stessa stregua di Montecassino. Lì Arechis invia un suo parente a reggere la città. . In questo periodo, lacus Vitecusum è un Galdo cioè foresta demaniale che appartiene al duca di Benevento. Quel Galdo rifornisce legname ed è terreno di caccia.

Nel 717 il papa Gregorio II, grazie al duca Romoaldo che si distingue per le donazioni di terre e di gente ai monasteri seguendo l’esempio della nonna Teuderada (moglie di Grimoaldo detta la Teodolinda del sud), incarica il monaco Petronace di ricostruire il monastero di Montecassino. Così, dalle macerie, risorge la grande abbazia voluta da S. Benedetto e mai abbandonata come luogo sacro. Petronace trova "alcuni abitatori cui presiedeva Cipriano; forse a questi uomini che vivevano con semplicità si erano aggiunti, come del resto riferiscono le tradizioni posteriori, alcuni monaci di Roma. .. Petronace fu scelto ad abate"

Alla morte di Romoaldo, dopo alterne vicende, gli succede Gisulfo II sposato con Scauniberga definita una donna di grande nobiltà e pietà.

Gisulfo dona, riconoscente, un vasto territorio all’abate di Montecassino e sono ben visibili i territori di Acquafondata e Viticuso.

Nell’833 i Saraceni assediano Montecassino e lo incendiano. I monaci sono costretti a riparare a Teano e poi a Capua. I Signori di Capua con la scusa di ospitare i monaci cercano di impadronirsi del territorio appartenente a Montecassino fino a che l’abate Aligerno, nel 949, riesce a tornare a Montecassino. Prima rivendica i territori usurpati dai Signori del vicinato e poi inizia l’incastellamento dei suoi territori. Alla fine del 900 si succedono gli abati longobardi che continuano a rivendicare le loro terre ed in particolare sui Signori di Venafro (loro parenti). Per riprendere le terre di Viticuso, costruiscono sul monte chiamato S. Cristoforo la chiesa e le abitazioni dei monaci e dei primi lavoratori. Siamo nell’anno 1003: data di Nascita di Viticuso. Il nome del monte e della chiesa cambierà, nella II metà dell’anno mille, in Sant’Antonino

I Signori di Venafro, però, assetati di terre e di ricchezze e irritati con Montecassino per la costruzione della chiesa e della postazione sul monte,approfittando della debolezza momentanea dell’Abate, iniziano a costruire un castello (1017).

Ma il punto di osservazione funziona, l’Abate, avvertito, riunisce le sue truppe e lo demolisce. Viene, più tardi, costruito un secondo castello (1064) che, per taciti accordi con i Signori di Venafro, è per metà di Viticuso e per metà di Venafro. Soltanto nel 1105 l’intero castello è di proprietà esclusiva di Viticuso e nel 1114 l’abate Gerardo fa di Viticuso una fortezza. Lì trovano riparo i contadini e pastori venuti dalla Marsica e francesi, un tempo al soldo dell’abate. Ricordiamo, inoltre, che il castello, in quei tempi, ha sì funzione di difesa ma principalmente quella di proteggere i raccolti e la gente che lavora nei campi o pascola le greggi.

La nascita del Comune

Il Comune di Viticuso nasce ufficialmente con regio decreto del 1902 e raggiunge, nel 1911, i 1170 abitanti e nel 1927 viene inserito nella neo provincia di Frosinone. Nel periodo fascista è retto dal podestà Carlo Ferri. La seconda guerra mondiale distrugge il Paese per il 96%. La ricostruzione è affidata prima ai commissari Rossi Emilio e Coletta Francesco fino al 1946 e poi ai Sindaci Coletta Giovanni, Ferri Carlo, Cascarino Edoardo, Carcillo Roberto, D’Agostino Giulio, D’Amata Valentino. Si deve al Sindaco Alessandro Di Mambro una svolta decisiva per l’ammodernamento del Paese: strade nuove, piano regolatore, la villa comunale e il nuovo cimitero. L’opera è stata poi continuata con impegno e competenza da Edoardo Jannetta che ha realizzato anche il centro sociale. Viticuso, oggi ha un aspetto gradevole ed è frequentato da forestieri che trascorrono il week – end accolti dai ristoranti con i loro piatti tipici (da Antonino e dal ristorante albergo dell’Aquilone). Attualmente il Comune è retto da Gaetano Marcello che continua l’opera di ammodernamento. Sotto la sua amministrazione, nel piano dell’energia pulita, è stata deliberata una centrale eolica di 15 Mega watt e le prime pale sono state inaugurate il 16 giugno 2002.